mercoledì 20 maggio 2020

Step #15 Nel novecento: tragedie dei collaudi dei veicoli spaziali.

20 luglio 1969. Una data storica, il coronamento di un sogno millenario: per la prima volta due esseri umani raggiungono la superficie lunare, furono Neil Armstrong e Buzz Aldrin a compiere i primi passi sulla Luna. La loro discesa spaziale è stata seguita da oltre un miliardo di persone.
La missione Apollo 11 è stata preceduta da tanti tentativi che in fase di collaudo si sono rivelati fallimentari, per questo Aldrin, Armstrong e Collins sono stati accolti come eroi una volta rientrati sulla Terra.
Non fu una passeggiata: per arrivare alla Luna gli Stati Uniti finanziarono vari progetti spaziali e sacrificarono tante vite in incidenti, incendi e esplosioni durante l’addestramento delle missioni e i collaudi dei veicoli spaziali.

Apollo 1.
Le tute carbonizzate dei tre astronauti 
morti durante il collaudo dell’Apollo 1.[*]
La tragedia dell’Apollo 1 risale a due anni prima dell’allunaggio: era il 27 gennaio 1967 quando ci fu il primo collaudo, a terra, del conto alla rovescia in cima alla rampa di lancio. I tre astronauti Grissom, White e Chaffee erano entrati nella capsula Apollo per una simulazione completa in vista del volo spaziale programmato per il mese successivo.
Il collaudo inizia con alcuni problemi di connessione  tra gli astronauti in cabina e quelli presenti nella centrale. Il razzo vettore era completamente svuotato del propellente quindi non ci sarebbe dovuto essere alcun pericolo. D’improvviso si sentirono le urla dei tre che chiedevano di essere tirati fuori dalla capsula a causa di un violento incendio, ma quando arrivarono in loro soccorso li trovarono morti nelle loro tute: avevano cercato di forzare il portellone ma vennero intossicati dalle esalazioni velenose.

Sojuz 1 e Sojuz 2.
A distanza di un paio di mesi anche l’Unione sovietica, in competizione con gli USA nella corsa allo spazio, portò avanti alcune missioni che dovette poi pagare in termini di vite umane. Nell’aprile del 1967 l’agenzia spaziale sovietica collaudò il primo piano rendezvous: la Sojuz 1 e la Sojuz 2 lanciate a un giorno di distanza si sarebbero dovute unire per fare uno scambio di equipaggio in volo per poi atterrare con gli equipaggi invertiti.
Al comando della Sojuz1 ci fu Vladimir Komarov, lui stesso sapeva che la navicella non era pronta per il collaudo, ma accettò comunque di procedere con la missione che gli sarebbe costata la vita. Infatti poco dopo il lancio iniziarono i problemi: uno dei pannelli solari non si aprì lasciando la capsula a corto di energia elettrica. Komarov tentò un cambio di orbita ma i problemi all’interno della Sojuz aumentarono, venne annullato il lancio del giorno successivo della Sojuz 2 e gli fu ordinato di rientrare sulla Terra. 
Resti della Sojuz in seguito all’incidente
avvenuto in fase di collaudo.[**]
Dopo la diciannovesima orbita effettua la manovra per rientrare in atmosfera, non senza problemi: la capsula era completamente in caduta libera, il paracadute pilota si aprì ma quello secondario non si dispiegò. La Sojuz impattò al suolo terrestre a più di 140 km/h causando una forte esplosione che uccise Vladimir Komarov all’istante.
Nel 1967 la Luna sembrava lontana, dopo le tragedie sia USA che URSS incrementarono le misure di sicurezza in campo di esplorazione spaziale e aumentarono i collaudi da effettuare a terra. Solo così i velivoli, dopo aver superato tutti i test, sarebbero stati pronti per il lancio ed entrare così nella storia.



Riferimenti:
[[*]Fonte immagine.
[**]Fonte immagine.

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