Nel post
precedente (step #06) ci siamo soffermati sull'uso del verbo
in un testo in prosa, in questo invece andremo alla ricerca del termine in
un’opera poetica.
Come scritto
nello step #01 il verbo deriva dal latino
‘collaudare’: lodare ampiamente, riempire di lodi, e proprio nella poesia
latina troviamo il significato più antico del termine.
L’opera in
questione è il ‘De bello civili’, conosciuto anche come "Pharsalia",
di Marco Anneo Lucano; si tratta di un poema epico storico, scritto intorno
alla metà del I secolo d.C.
L'opera,
della quale possediamo dieci libri, si apre con la descrizione degli eventi che
hanno condotto Roma alla guerra civile tra Cesare e Pompeo e si conclude con la
permanenza di Cesare, sedotto da Cleopatra, ad Alessandria d’Egitto.
Di seguito
troviamo un estratto del libro IV nel quale il termine collaudare è utilizzato
nel suo significato etimologico:
“Viscera non unus iamdudum transigit ensis.
Collaudat cunctos:
sed eum, cui volnera prima
decebat,
grato moriens interficit ictu.”
‘De bello civili’
libro IV 545-547*
"Immediatamente
più spade trafiggono le viscere.
Loda senza
misura tutti quanti: ma mentre muore,
uccide con
un colpo gradito colui con il quale era in debito per la prima ferita
(ricevuta)."
![]() |
**Gaio Anneo Volteio Episodio della 'Pharsalia' di M. A. Lucano. |
Lucano descrive la morte di Gaio Volteio Capitone, al comando di un un reparto di soldati cesariani.
Questi,
bloccati in un' isola della costa dalmata, vengono intercettati dalle truppe di
Pompeo, lo stesso Capitone esorta i suoi soldati a preferire la morte piuttosto
che arrendersi davanti al nemico e ai suoi numerosi ricatti.
Egli fu il
primo a chiedere e ottenere di essere trafitto:
in punto di
morte loda tutti i suoi soldati e questi, spinti dal
gesto, cominciarono a togliersi la vita a vicenda.
Riferimenti:
[**]fonte immagine
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